Per un lavoro per la salute mentale  che stia dentro il Servizio sanitario nazionale. di Luigi Benevelli

Il lavoro pubblico per la salute mentale  è ricompreso nel SSN (legge 833/78) ed articolato per Regioni e Aziende Sanitarie Locali.

Dal 1978 il SSN è andato incontro a cambiamenti anche profondi, ma oggi non riesce più a garantire l’universalità degli accessi e la tempestività degli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione.

Non è qui il caso di fare una disanima delle ragioni e delle responsabilità di tale situazione: sta di fatto che è andata crescendo la quota delle prestazioni erogate dall’imprenditoria privata e finanziate con forme di nuova mutualità (assicurazione di malattia).

In questo contesto i servizi per la salute mentale sono andati sempre più impoverendosi di operatori, risorse finanziarie, ed anche nelle culture professionali. Lo ha dimostrato la discussione svoltasi l8 marzo scorso in Commissione Affari Sociali sulle mozioni riguardanti il SSN:

– pochi gli accenni nella mozione, prima firmataria Elena Bonetti,  con riferimenti soprattutto all’area della disabilità in età minorile: 

al punto 10) portare avanti un piano strutturato di servizi territoriali per la presa in carico della salute mentale, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed educativo, e ad adoperarsi al fine di adottare i decreti attuativi di cui alla legge n. 32 del 2022 per prevedere ulteriori misure di sostegno e contributi vincolanti alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici all’apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione svolte da soggetti accreditati;

– la  mozione Fratelli d’Italia (primo firmatario Ciocchetti) centra l’attenzione soprattutto su malattia di Alzheimer

punto  26) prepararsi all’arrivo di nuove soluzioni terapeutiche per il trattamento di patologie attualmente senza cura e ad alta prevalenza e disagio sociale come l’Alzheimer, attuando nuovi modelli di identificazione precoce dei pazienti e presa in carico da parte delle strutture specializzate e creando strumenti di fast track per l’accesso ai farmaci innovativi;

punto 27) prevedere iniziative volte al rafforzamento della rete dei centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd) (,,,),

la mozione Alleanza Verdi e Sinistra (prima firmataria Luana Zanella) nel denunciare le drammatiche carenze di finanziamenti e personale, usa la locuzione “servizi di psichiatria” al posto di “salute mentale”e propone la costituzione dell’Agenzia nazionale per la salute mentale:

punto 15) nel rispetto dei vincoli di bilancio valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza volte a istituire l’Agenzia nazionale per la salute mentale, come proposto dalla Società di neuropsicofarmacologia, dalla Società italiana di psichiatria, dalla Società di neuropsichiatria infantile e dalla Federazione dei dipartimenti delle dipendenze, allo scopo di coordinare le risorse e indirizzarle in maniera adeguata secondo criteri di evidenza scientifica, al fine di applicare in tutte le regioni in maniera uniforme i protocolli diagnostico-terapeutici, anche sostenendo e avviando campagne capillari per affermare il concetto di prevenzione in tutta la popolazione;

punto 16) previa valutazione delle risorse finanziarie disponibili, assumere iniziative ed individuare adeguate risorse economiche per la completa e uniforme, sul territorio nazionale, attuazione della legge 29 luglio 1975, n. 405, che ha istituito i consultori come servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari, determinanti per la promozione e la prevenzione nell’ambito della salute della donna e dell’età evolutiva tenuto conto che nella maggior parte dei consultori, essenziali per l’attuazione della legge n. 194 del 1978, vede la mancanza di strumenti e carenza di personale;

la mozione PD (primo firmatario Furfaro) denuncia l’aumento del disagio psicologico fra i giovani e propone l’introduzione del budget di salute.

punto 20) aggiornare, al fine di garantire l’effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale secondo i principi della recovery e sulla base di un processo partecipato;

punto 21) valutare la possibilità di introdurre il budget di salute quale prezioso strumento di integrazione sociosanitaria finalizzato a contrastare e a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l’isolamento e lo stigma delle persone fragili, nonché favorire il loro inserimento sociale.

Il 3 maggio scorso presso il Ministero della salute è stato insediato il Tavolo tecnico per la salute mentale (targato Società Italiana di Psichiatria, presidente prof. Siracusano). Sono stati definiti i sottogruppi di lavoro e le tematiche sulle quali inizieranno da subito a lavorare: salute mentale e giustizia; organizzazione dei servizi e integrazione socio-sanitaria; salute mentale di genere; salute mentale nella transizione tra età evolutiva ed età adulta; salute mentale e prevenzione nella scuola e nei luoghi di lavoro; innovazione tecnologica e salute mentale; dipendenze patologiche.

È stato infine concordato, in un’ottica di collaborazione e approccio inclusivo del Tavolo tecnico, di avviare una fase di ascolto e confronto con istituzioni, enti preposti, società scientifiche, agenzie regolatrici, associazioni dei familiari, del volontariato e del terzo settore.

Contestualmente il ministro Schillaci ha chiuso il Tavolo di lavoro sulla salute mentale attivato agli inizi del 2021 su iniziativa dell’allora sottosegretaria Zampa.

Per concludere, abbiamo di fronte due scenari possibili: il rilancio del SSN  oppure la sua dissoluzione/disarticolazione in servizi regionali autonomi  e separati.

Ma, a guardare bene,  per l’assistenza psichiatrica vi è una terza possibilità, ossia che si adotti una legge speciale a sé con propri finanziamenti e standard da assicurare su tutto il territorio  nazionale. É già accaduto per il diabete, una patologia sociale che affligge milioni di uomini e donne: nel 1987, nove anni dopo l’istituzione del Servizio sanitario nazionale, fu approvata la legge n. 115 “Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito”.

E’ mio auspicio che oggi il maggior numero di persone possibile si impegni per la salvaguardia e il rilancio del SSN: perché se è vero che non c’è salute senza salute mentale, è anche vero che una salute mentale separata rispetto al resto della salute pubblica sarebbe ricacciata a funzioni di “difesa sociale” e mera custodia.

Luigi Benevelli

Mantova, 26 giugno 2023

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