Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono chiusi, ma le misure di sicurezza (in particolare quelle detentive) sono dure a morire. di Giovanna Del Giudice

L’articolo è comparso su “La Magistratura” (Anno LXVII n. 8) organo dell’ANM Associazione Nazionale Magistrati.

 

A 150 anni dalla loro istituzione, sono stati chiusi in Italia gli Ospedali psichiatrici giudiziari. Istituti inaccettabili per la natura e il mandato, per l’incongrua legislazione e il paradigma psichiatrico che li fonda. Non luoghi, tra il carcere e il manicomio, dove le persone, totalizzate nella malattia, cessavano di essere titolari di responsabilità e diritti. Dimenticate e segregate sine die, private delle garanzie che pure nella detenzione esistono.

È stata la Legge n. 81 del 2014 a fissare all’1 aprile 2015 la data definitiva della chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), mettendo fine ad un percorso legislativo iniziato con la Legge 9 del 2012 “Disposizioni per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”. Da quella data ci sono voluti due anni, fino all’aprile del 2017, per arrivare alla chiusura totale dei sei Ospedali psichiatrici giudiziari. Ma dall’1 aprile 2015 nessun cittadino o cittadina è stato più inviato in misura di sicurezza detentiva negli Opg. Al momento attuale, come previsto dalla legge 1, sono aperte nel territorio nazionale 30 Residenze sanitarie regionali per l’esecuzione della misura di sicurezza (Rems). Al 29 aprile 2018 sono 625 le persone internate nelle Rems 2. Erano oltre 1400 quelle internate negli Opg al dicembre del 2011.

Tuttavia il percorso per il “definitivo superamento” dei fondamenti giuridici e scientifici che sostengono le misure di sicurezza detentive è ancora lungo e tortuoso, dacché può essere solo determinato dalla revisione degli articoli del Codice penale del 1930 che sostengono l’incapacità di intendere e di volere della persona con “infermità” di mente e dalla fine di un percorso “speciale” per le persone con disturbo mentale autori di reato, con la restituzione alle stesse del “diritto alla responsabilità”. LEGGI L’ARTICOLO INTEGRALE

Print Friendly, PDF & Email