Intervista a Massimo Fada, delegato Rsu Fp Cgil Brescia agli Spedali Civili e componente il Coordinamento nazionale Salute mentale
Il nuovo governo di destra condurrà l’attacco ai diritti delle persone con sofferenza mentale. Non è ancora partito ma se ne intravede l’inizio”. Massimo Fada, educatore nell’Equipe forense del Dipartimento salute mentale e dipendenze (Dsmd) della Asst Spedali Civili di Brescia, ha partecipato, il 1° giugno, all’Assemblea nazionale organizzata dalla Fp Cgil con le operatrici e gli operatori della salute mentale.
Da cosa trai questa tua previsione? “Intanto, al nuovo Tavolo tecnico della salute mentale i ‘basagliani’ e le associazioni dei familiari sono stati sostituiti da associazioni professionali che agiscono nei fatti (diversamente dalle loro parole) come se la legge 180 del 1978, quella che ha chiuso i manicomi e aperto i servizi di salute mentale pubblici, non esistesse. E gli Stati generali della psichiatria, svoltisi di recente a Cagliari, confermano un clima dove l’opinione pubblica viene terrorizzata sfruttando l’uccisione a Pisa della psichiatra Barbara Capovani da parte di un paziente in carico ai servizi. Ci 700 folli rei ad alta pericolosità sociale a spasso per i nostri quartieri, più di 15.000 sono con misure di sicurezza non detentive in carico ai Dipartimenti sul territorio”.
Non c’è da temere? “L’allarmismo diffuso della paura, finalizzato al ripristino della sicurezza – chiudiamoli lontani da noi sani – ripropone vecchie logiche manicomiali che sembravano superate per sempre. Solo potenziando il Servizio Sanitario Nazionale, e quindi anche la salute mentale, saremo in grado di non dimenticare la morte della dottoressa Capovani e i 18 omicidi di medici (tra cui 6 psichiatri, 4 medici di medicina generale, 3 guardie mediche, 2 urologi) nel periodo 1998/2013, quindi prima della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) del 2014. Peraltro, se è stato riscontrato che 7 di questi omicidi sono stati per mano di persone affette da malattia mentale, chiedo: e gli altri 11 chi li ha compiuti? Pericolosi matti o persone che puoi incontrare per la strada tutti i giorni?” rileva il delegato della Fp Cgil Brescia.
Servono più risorse per la salute mentale. “È doveroso chiederle, ma per fare che? Non per legare meglio i pazienti nei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc) ma per costruire budget di salute mentale! Non per altri posti letto (tutti privati) ma per appartamenti assistiti, e via dicendo – sostiene Fada -. E non per continuare a finanziare un sistema fermo agli anni ’90, quando sono stati chiusi i manicomi. Siamo ormai in un’altra era geologica e ci sono nuovi disturbi, oltre alle nuove patologie con cui ci dovremo misurare a fronte del Covid. E allora occorrono più risorse per adeguare i servizi a dare risposte alle nuove domande, soprattutto dei giovani”.
Si può fare? “Basta volerlo. Partendo, intanto, da un dato importante: pochissimi operatori e operatrici partecipano alle iniziative, vedi nel Forum Salute Mentale, di cui la Cgil nel 2003 è stata soggetta promotore, e dove ormai la stragrande maggioranza di loro è in pensione e non può declinare concretamente nei servizi la legge 180. Per questo l’assemblea organizzata dalla Fp Cgil è stata un momento di confronto importante. Sapendo che è sui determinanti sociali che bisogna agire anche nel campo della salute mentale – evidenzia –: le condizioni materiali delle persone, scuola, casa, lavoro, relazioni sociali, formazione culturale, incidono sulla prognosi della malattia; anche i farmaci che però non devono togliere mai la speranza di guarire, al pari di come si spera nella malattia fisica. Il percorso è complesso ma non è eludendo il problema o mettendolo ai margini che lo si risolve. Anche perché stiamo parlando di persone. E bisogna pure tenere presente che, come insegna Basaglia, i risultati non sono mai definitivi ma producono nuove contraddizioni a cui trovare nuove risposte”.
Proposte? “In Italia, come in tutta la Lombardia, i dipartimenti di salute mentale hanno realtà diversificate. Basti considerare che già nella provincia di Brescia i tre Dsmd presenti operano diversamente. Questa difformità non deve fare perdere l’orientamento ma far tenere dritta la barra per i diritti delle persone con sofferenza mentale e quindi anche delle lavoratrici e lavoratori per la loro assistenza e cura. Penso che la Cgil debba sfidare le società dei professionisti (psichiatri, psicologi, eccetera) sulla necessità di un nuovo Progetto Obiettivo Nazionale, visto che è fermo al triennio 1998/2000 – risponde il sindacalista della Fp Cgil -. Una base di discussione l’abbiamo nella proposta di legge depositata dall’onorevole Serracchiani nell’attuale legislatura (sul testo della Dirindin 2017), da cui determinare obiettivi raggiungibili.
Credo inoltre che, come prevede già la proposta di legge, il ‘Budget Salute Mentale’ debba diventare lo strumento operativo per passare dall’impotenza che regna tra i lavoratori e le lavoratrici a leva di trasformazione dei servizi. Ma in Italia c’è anche la questione delle Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Ad esempio a Castiglione delle Stiviere, nel mantovano, ce ne sono 8 e vanno superate, come vuole la legge 81 del 2014, con un progetto di dismissione, per fasi, tenendo conto del territorio di provenienza dei pazienti attraverso il ruolo, formalizzato delle equipe forensi. Insomma, c’è tanto da pensare per fare e da fare pensando”, conclude.
(nella foto di copertina, Massimo Fada con Antonella Calcaterra – avvocata del Foro di Milano, Osservatorio Stop Opg nazionale – e Marco Cavallo alla Cascina Clarabella)
FONTE: PubblicAzione FP CGIL Lombardia https://fpcgil.lombardia.it/2023/06/05/salute-mentale-diritti-a-rischio-scacco-matto/