La trovata del Ministero per il supporto psicologico. di Maria Grazia Giannichedda

Due iniziative sulla salute mentale sono arrivate in questi giorni da parte del ministero della Salute. La prima è una circolare, diffusa il 23 aprile, con le «indicazioni emergenziali» per le attività dei Dipartimenti di salute mentale (Dsm) e dei servizi di neuropsichiatria infantile, un testo necessario e tardivo che era stato sollecitato più volte di fronte alle modalità drammaticamente diseguali con cui i Dsm hanno interpretato il decreto che il 10 marzo ci ha chiusi in casa.

La seconda iniziativa, annunciata due giorni fa con grande enfasi, è invece quantomeno singolare: il ministero ha attivato con la protezione civile e gestisce in prima persona un «numero verde di supporto psicologico» che funziona tutti i giorni dalle 8 alle 24, per far fronte in modo «professionale sicuro gratuito», si dice nel logo che lo pubblicizza, ad «ansia, confusione, stress, solitudine, nervosismo, paura».

Per questa iniziativa il ministero si avvale della collaborazione di «diverse associazioni e società scientifiche di area psicologica», che mettono a disposizione duemila professionisti, di cui cinquecento dedicati a «rispondere a un primo livello di disagio fornendo rassicurazioni e suggerimenti per aiutare ad attenuare l’ansia», mentre «per un ascolto più approfondito e prolungato nel tempo, le chiamate saranno indirizzate verso il secondo livello di cui fanno parte, oltre ai servizi sanitari e sociosanitari del servizio sanitario nazionale, molte società scientifiche in ambito psicologico», alle quali afferiscono i 1500 professionisti che offriranno «colloqui di sostegno, ripetuti fino a 4 volte, via telefono oppure on line».

Sarebbero diverse le domande su questa iniziativa: quanto ci costa, ad esempio, visto che non si dice che i professionisti, che vi aderiscono volontariamente, vi lavorano anche gratuitamente? Inoltre, è legittimo affidare a società di professionisti privati il compito di smistare le domande tra i servizi pubblici e i professionisti privati medesimi? E si è esperita la strada di contattare i Dsm, per imparare da quelli che hanno già messo in opera servizi di questo genere e per stimolare e sostenere quelli che non sono stati in grado di farlo? Ma una domanda è basilare: è legittimo, oltreché sensato, inventare un ministero psicologo?

La furbata di chiamare 833, come la legge di riforma sanitaria, il numero verde ministeriale potrebbe risultare alla fine di cattivo gusto se anche questo ministero, seguendo la strada dei suoi predecessori di questo millennio, non deciderà di mettere in opera i poteri che pure avrebbe per interagire con le dinamiche regionali e locali che della 833 hanno fatto strame. La circolare di qualche giorno fa sulla salute mentale può essere un buon segno ma se è un inizio, se indica un cambio di rotta, se sarà seguita rapidamente da altri passi.

Una fase molto importante sta infatti per aprirsi, e il ministero vi si dovrebbe preparare fin d’ora: i fondi europei per il recupero saranno disponibili in un tempo si spera non lontano, e una parte importante sarà destinata al sistema sanitario. Sarebbe terribile se questi fondi venissero distribuiti a pioggia, senza definire principi, senza strategia, senza porre condizioni ai destinatari, senza predisporre azioni di monitoraggio e di valutazione, come se tutto dovesse ritornare a essere come prima.

Con la circolare della scorsa settimana il ministero ha cominciato a indicare, insieme a prescrizioni forse troppo dettagliate, qualche punto di riferimento sulla salute mentale di adulti e minori: «L’emergenza può diventare un’occasione importante per sviluppare maggiore assunzione di responsabilità collettiva e nuovi modi di lavorare con gli utenti e le famiglie», si dice alla pagina 2 della circolare.

Bene, si tratta di precisare maggiormente cosa questo significhi e con quali strumenti si possa diffondere questo nuovo modo di lavorare, utilizzando anche la leva dei finanziamenti.

Ci sono già operativi, e non da oggi, esempi interessanti di sistemi locali di salute mentale che non solo stanno reggendo alla prova del Covid ma si sono in certa misura rafforzati, soprattutto sul versante del rapporto con la comunità locale e con le sue risorse, anche quelle delle persone singole, eventualmente ansiose e sole: penso ai servizi di salute mentale di Modena, Parma, Gorizia, Trieste, Pistoia, ma anche di Caserta, Napoli1, Catania, per citarne alcuni.

Ma bisogna che il ministero si prepari da subito, che predisponga idee, strumenti operativi, persone motivate e capaci di gestirli. L’occasione delle risorse che arriveranno può essere una chance anche per il ministero, che può riattivare il proprio ruolo e costruire una propria autorevolezza, senza perder tempo, ministro Speranza, a fare cose che a un ministero non appartengono e che altri possono fare.

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