Non più malati legati. di Giovanna Del Giudice

Nella Seconda Conferenza Nazionale Per una salute mentale di comunità,  promossa dal ministero della Salute a vent’anni dalla prima del 2001, venerdì 25 giugno, il ministro Roberto Speranza ha scelto di concludere il suo discorso di apertura con una riflessione su un provvedimento appena inoltrato dal Gabinetto del Ministero alla Conferenza Stato, Regioni e Province autonome.

Il documento Superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentalediscusso e approvato dal Tavolo Tecnico sulla salute mentale, è stato predisposto a partire da contributi di esperti. Come ha detto il ministro trattasi “di un provvedimento [..] di grande valenza etica, oltre che di indirizzo, e che risponde alle numerose sollecitazioni e raccomandazioni di vari enti e istituzioni.”

Tale provvedimento rappresenta il primo atto che in maniera organica definisce le azioni da promuovere, a differenti livelli istituzionali – Governo, Regioni, Aziende Sanitarie – e dei servizi dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) e della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA), per il raggiungimento di contenzione zero nel triennio 2021-23, mettendo al centro i diritti della persona in cura e la dignità degli operatori non più costretti a pratiche inumane e degradanti.

La contenzione, pratica antiterapeutica e non sanitaria, come riconosce la Corte di Cassazione nel 2018, viola l’art. 13 della Costituzione “la libertà personale è inviolabile” se non per disposizioni di legge. Contrasta con gli art. 14 e 15 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata dal governo italiano nella Legge 18/2009, sul diritto delle persone con disabilità a non essere private della libertà e non essere sottoposte a trattamenti inumani e degradanti. La contenzione peggiora le condizioni psicofisiche della persona, con esiti negativi che possono arrivare fino alla morte.

La pratica del legare le persone in cura nei Dipartimenti di Salute Mentale  è diffusa,  a volte routinaria e sommersa. I servizi dove si lega sono prioritariamente i Servizi psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), ma si ricorre alla contenzione meccanica anche nelle strutture residenziali, nelle cosiddette comunità terapeutiche pubbliche e private accreditate. I dati sul fenomeno sono poco attendibili e non confrontabili. Sono almeno 20 gli SPDC (su 319) che non ricorrono alla contenzione, a testimonianza del fatto che è possibile evitarla.

Altri SPDC hanno avviato un percorso per la sua riduzione e il suo superamento, altri ancora si stanno interrogando e formando su come contrastarla. Esperienze di contenzione zero sono già presenti in Piemonte, Lombardia, p.a. Bolzano, p.a. Trento, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Puglia, Sicilia.

Il documento si conclude con 7 raccomandazioni, per le quali si definiscono i tempi e le responsabilità, con l’obiettivo di abolire la contenzione. È necessario lavorare per un cambiamento culturale che superi il paradigma della pericolosità e quello biomedico per cui quando i farmaci non producono la sedazione del soggetto, si ricorre alla contenzione. Come appare necessario riorientare sempre più i servizi verso servizi di prossimità, integrati, inclusivi, radicati nel territorio, qualificati negli habitat, aperti ogni giorno almeno 12 ore, capaci di farsi carico della domanda di salute, quando questa si produce, in particolare per le persone in crisi. È necessario qualificare il lavoro di equipe e il lavoro di rete tra i servizi sociali e sanitari del territorio.

Il processo verso la contenzione zero deve riorientare l’intero sistema dei servizi del DSM e del NPIA, dal momento che la contenzione è il risultato di una serie di disfunzioni, abbandoni, non risposte, assenza di interventi tempestivi, insufficiente continuità assistenziale della rete dei servizi nel suo complesso e non può essere ascritta solo agli operatori del luogo dove si pratica.

Di fronte agli impegni presi dal ministero nei due giorni della Conferenza, onde rendere immediatamente concreto il percorso verso l’abolizione della contenzione, la Campagna nazionale “… e tu slegalo subito” chiede di organizzare in tempi ravvicinati percorsi di formazione per le operatrici e gli operatori dei servizi di salute mentale per adulti e per  minori e adolescenti, pubblici ed accreditati, e istituire un osservatorio nazionale specifico per il monitoraggio della contenzione a cui far arrivare i dati forniti dalle regioni.

Giovanna Del Giudice – Psichiatra, portavoce campagna nazionale “… e tu slegalo subito”

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